Quando ho cucinato per la prima volta?
Non lo so. Ho solo un ricordo nitido della cucina a gas, dei fornelli, del pentolino, dello sgabello su cui ero arrampicata e del tremendo intruglio che rimestavo.
Stavo preparando una pappa di biscotti Oswego, latte, cacao e zucchero di mia invenzione. La feci cuocere, la versai in un piattino fondo, lasciai raffreddare, gli misi sopra della granella caduta dalla glassatura della veneziana e la porsi a mio fratello.
“mi fa schifo, è roba da buttare.”
Mortalmente offesa andai da mio padre, che aveva sentito tutto e di buon grado assaggiò. Strabuzzo gli occhi e urlò: “Giuseppe, sei un cretino! È buona, sa un po’ di caramella.”
Grazie al mio intruglino avevo scoperto la cottura. Quindi posso dire che ho iniziato a cucinare circa a quattro anni.
Ricordo un’altra cucina dei miei, ci eravamo trasferiti a Cantù, e mio papà che arriva all’improvviso con un suo amico. Era ora di pranzo e non c’era niente di pronto. Presi il coraggio a quattro mani e mi buttai nella preparazione di un risotto. Venni assistita dalla fortuna del neofita e portai in tavola un piatto che stupì tutti.
“la mamma lo sa che le hai usato il risotto?”
e mio fratello disse: “Papà ha fatto tutto lei, da sola e non si è tagliata.”
“tu?” Rivedo lo sguardo stupito, sorridente e felice di mio padre, o meglio me lo risento addosso. Era davvero orgoglioso di me.
“adesso potresti provare a fare un bell’arrosto, come lo fa la nonna Teresa…”
Accolsi la sfida. E la vinsi. Non so come, ma facevo i gesti giusti al momento giusto. Capivo ciò che lo sfrigolio della pentola mi diceva. Riconoscevo l’alfabeto degli odori e sapevo dove andare, cosa ottenere, quale sapore, quale colore, quale consistenza, anche se non avevo coscienza di ciò. Stavo mettendo in pratica qualcosa che avevo imparato a fare senza accorgermene.
Chi mi aveva insegnato? Non lo so, ero capace e basta.
Da allora ho avuto coscienza di saper cucinare.
È vero si inizia sperimentando, pasticciando e sbagliando, allo stesso modo si continua, accumulando esperienza e, via via, i risultati migliorano e si inizia a fare meglio, a chiedersi qualcosa di più. Ma la sensazione della prima volta, di quando di colpo si riesce a raggiungere il risultato che ci si è prefissi, è irripetibile.
Almeno questo è stato il mio percorso. Non solo in cucina.